Continuano puntuali come la morte le indagini che propinano all’opinione pubblica la favola del minor costo della vita al Sud. Con un intento ben preciso.

Di Paolo Nino Catileri

A Napoli si spende circa la metà di Milano per una spesa alimentare. È vero ma non è tutta la verità.

Dall’indagine del Codacons, infatti, emerge una realtà parziale e falsata con un obiettivo ben preciso: togliere ancora soldi al Sud. Non è la prima indagine condotta (altri enti e realtà ci hanno pensato prima e ci penseranno in futuro) e non sarà l’ultima; il tutto finalizzato al fatto che, come ebbe a dire tempo fa la Ceccardi (Lega Nord) dall’alto della sua ignoranza (nel senso che sicuramente ignora certe tematiche) un medico calabrese non può guadagnare quanto uno dell’Emilia Romagna. E come il medico così dovrà essere per ogni meridionale con un qualsiasi lavoro.

Il trucco di queste indagini sta nel mettere a confronto prezzi e tariffe di un paniere di beni e prestazioni, senza però considerare la qualità dei prodotti messi nello stesso paniere. Per redigere una statistica seria, infatti, il paniere acquistato dovrebbe essere lo stesso, ovvero stesse quantità e stesse marche di prodotti e in supermercati della stessa catena. Ma dato il maggior numero di indigenti a Napoli (e in tutto il Sud in generale) causate dalle politiche nord-centriche di uno stato colonialista, è matematico che a Sud gli acquisti avranno come primo obiettivo il risparmio e non la qualità. Il ché significa che si preferisce spendere nei discount piuttosto che nelle grandi catene della GDO, oppure alla bottega sotto casa a Km 0. Realtà, queste ultime, che nel nord sono ad un passo dall’estinzione.

Inoltre, Napoli e il Sud sono realtà asfissiate dalla fiscalità statale-coloniale, mascherata da tassazione locale, molto di più che al nord. Il dirottamento di risorse pubbliche verso le alte latitudini, ha fatto sì che le realtà locali meridionali (vedi l’ultimo Pacco per Napoli di Draghi-Manfredi) abbiano dovuto sopperire alla carenza di fondi pubblici attraverso l’aumento delle tasse locali, comunque insufficienti a colmare il vuoto lasciato.

Il nord, viceversa, ha potuto godere di un surplus pubblico che gli ha consentito di dirottare la fiscalità locale alla manutenzione e all’efficientamento di servizi precedentemente creati con soldi pubblici, quindi anche del Sud, ma solo per il nord. Penso, solo per citarne alcuni, agli asili nido comunali, ai servizi sanitari, agli ospedali, alla rete di trasporto pubblico su gomma, alle infrastrutture primarie e secondarie come ferrovie regionali e strade a scorrimento veloce, nonché all’alta velocità. Per non parlare di tutti i servizi di assistenza ad anziani e disabili che al nord sono garantiti, mentre al sud no o comunque in misura non sufficiente alla domanda. Anche questo a Sud è costo della vita, solo che non rientra nel paniere Codacons … chissà perché!

Un ulteriore spunto di riflessione è dato dal fatto che questi stessi servizi sono finanziati anche e soprattutto attraverso il gettito proveniente dalla fiscalità applicata alle attività produttive. Orbene dall’ultimo rapporto di Bankitalia si evince chiaramente come il divario di tali attività tra Sud e nord si sia costantemente ampliato negli anni; si evince come esso sia fortemente sottodimensionato rispetto al peso demografico dell’area e si sia ulteriormente contratto negli anni di pandemia.

Sempre dallo stesso rapporto si evince come il settore produttivo meridionale presenti allo stato attuale una composizione ancora più sbilanciata verso attività produttive a più bassa produttività e redditività che, in particolare nell’ultimo decennio, hanno ridotto il peso già modesto delle attività manifatturiere meridionali sul totale nazionale. Di conseguenza è stata minore la capacità dell’area di sviluppare i servizi a maggior valore aggiunto.

Questo, sinteticamente, significa mancanza di investimenti da parte dello stato-colonialista e politica di sviluppo economico senza considerazione per il Sud. Gli effetti sono sperimentabili sulla pelle di ognuno di noi.

Alcuni esempi: Napoli unica stazione dell’alta velocità a Sud; madri che spendono capitali in baby sitters per accudire i propri figli mentre sono a lavoro; turismo sanitario per mancanza di ospedali e poli specializzati; polizze auto alle stelle pur essendo gli ultimi per incidenti. Potrei continuare e potreste farlo anche voi!

Tutto questo, cari amici, non ve lo diranno mai, perché alla politica nord-centrica e al suo mainstream mediatico interessa far conoscere solo che al Sud il costo della vita è minore al fine di giustificare ulteriori benefits (gabbie salariali) al nord, pagati con i soldi del Sud.

Allora buona vita al nord e buona morte al Sud.

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