È facile gioire delle sventure altrui. Più facile ancora se si parla di sport e di calcio. Ma ovviamente sempre se non si entra nel personale e non si arreca offesa. Questo è quello che ognuno di noi avrebbe letto o ascoltato dai commenti dei giornalisti italiani, televisivi e della stampa, se una testata giornalistica meridionale avesse titolato “Va da via i ciap” ad una ipotetica squadra milanese che fosse uscita dalla Champions (e invece non ci vanno da un po’….in Champions) oppure avesse salutato con un “Tutti Ciaparat” l’ennesima sconfitta dei non colorati in una finale dello stesso torneo. Invece no. Finché ci sono le italiane in campo bisogna tifare tutti: ne va dell’orgoglio della “nazione”, vero?
Solo che a volte c’è chi se lo dimentica oppure noi dimentichiamo che per alcuni individui del neolitico residenti al nord e che scrivono sui loro giornali, l’Italia termina a Roma. Al di sotto è altro! Così l’ha dimenticato il giornalista autore dell’articolo in questione, e con lui Vittorio Feltri direttore del “quotidiano” Libero, sul quale è stato pubblicato il “titolone”.
Senza voler entrare nel merito della questione, che di per sé sarebbe solo ragionare con un “bocin” (che in piemontese significa persona di poco cervello), dico che neanche è da prendere in considerazione un giornale che nettamente in calo nelle vendite (- 26% nel 2016: forse perché gli idioti in Italia sono sempre meno) ha dovuto richiamare alla direzione un dinosauro come Feltri per tentare di risollevarsi. Tuttavia non sarà questo escamotage (conoscete il significato vero?) a fare la tua fortuna caro “ciula” d’un Libero! Puoi solo ambire alla platea di lettori che ti meriti: povere “testine”.
La cultura e il giornalismo sono ben altro! La cultura presuppone l’avere un cervello, il giornalismo oltre al cervello presuppone intelligenza.
Ma come, Libero, dici che l’ho messa sul personale? Anche tu lo hai fatto! Napoli non è solo calcio. Se scrivi Napoli ti stai riferendo ad ognuno di noi e soprattutto, insultando Napoli, insulti la nostra dignità.
Ora ti saluto caro “vanghétt” d’un Libero, perché ho di meglio da fare che commentare le tue volgarità e i tuoi insulti gratuiti.
Un’ultima esortazione: “Libero, ma và a Bagg a sonà l’orghen!”
d.A.P.