Egregio direttore,

credo proprio che lei e il suo giornale abbiate seriamente accusato il colpo. Eh sì, perché altrimenti non si spiegano le vostre reazioni al disgusto che avete suscitato in ogni persona di buon senso con il vostro titolo.

La storia è sempre quella: prima offendete (salutame a soreta) poi, quando replichiamo indignati, ci dite che siamo i soliti esagerati (sceneggiata: brucia più il titolo della sconfitta) e poi come ciliegina sulla torta compare immancabile il suo editoriale dove replica a De Giovanni.

Tuttavia prima di soffermarmi su qualche riflessione circa il suo “illuminante” elaborato, ci tengo a dirle che se si fosse almeno documentato, avrebbe evitato (il condizionale è d’obbligo, in entrambi i casi) di usare quell’espressione; e le dico anche che inevitabilmente brucia più il titolo, perché la sconfitta, l’eliminazione e l’aver perso 25 milioni sono fatti sportivi che possono purtroppo accadere ma che assolutamente non ledono il nostro orgoglio e la nostra identità culturale e sociale (non so la sua). E’ solo sport e il Napoli di quest’anno non deve dimostrare niente a nessuno (tanto meno a lei o a maggior ragione ai suoi tifosi che sostengono e amano la squadra). Napoli città, invece, è ciò che siamo e se lei la amasse (come sostiene, ma sono certo che così non è) saprebbe che insultare la squadra, equivale a insultare la città e l’intero popolo meridionale (con qualche spaventiana eccezione). Perché noi non separiamo; noi uniamo! E non amiamo le distinzioni di circostanza postume che scaturiscono dal voler rimediare a errori grossolani utilizzando improbabili interpretazioni per una frase di cattivo gusto o, peggio, per un perenne atteggiamento ostile quanto insensato, nei nostri confronti. Un fatto è un fatto e non può essere scherzo! E scherzo, salutame a soreta, non è! Ragione per la quale non c’è nulla di ironico in quel titolo idiota e mai ce ne sarà, qualsiasi sia l’interpretazione che voi altri vogliate darne. Noi il significato lo conosciamo bene; voi no!

Ma vengo al suo editoriale, che definivo “illuminante” in quanto letteralmente emblematico della sua personalità, gretta, della sua mentalità, retrograda, come quella di tutti coloro che leggono il suo giornale. Lei definisce il corriere del Mezzogiorno figlio illegittimo del Corriere della Sera. Forse che quest’ultimo abbia qualche prerogativa sul primo? È per diritto di nascita (o fondazione)? O da lassù vi arrogate semplicemente l’usurpato diritto di informarci su ciò che accade a Sud esclusivamente su vostra gentile concessione (e in quarta/quinta pagina quando va bene) mentre noi dobbiamo sorbirci le vostre cazzate quotidianamente? Questa non è forse presunzione? Conosce l’etimologia? Fino a prova contraria esiste la libertà di stampa, ma non di offesa ( poi reiterata). Lei lo sa bene, vero? E se poi, direttore, lei è così culturalmente e razionalmente superiore, perché si è scomodato a replicare personalmente al “pistolotto” di un autore di “fama rionale” come De Giovanni? Se di pistolotto trattasi, allora non merita considerazione! Ci teneva particolarmente, dall’alto della sua scienza, a voler informare tutti i suoi pochi lettori che il suo giornale è a sei e non a nove colonne? Neanche questo sanno! Ma che razza di bauscia sono! E dall’alto del suo delirio di onnipotenza, se può, perdoni anche noi altri ai quali è sfuggita una tale fondamentale caratteristica; sa, qui da noi a certe cose non ci badiamo: ci interessa la sostanza! Così come interessava al grande EDUARDO. Sì! Legga bene e per favore impari a memoria: EDUARDO e non Edoardo come ha scritto nel suo “dettato”! Lei sarebbe quello che ama la cultura partenopea? Quello a cui piacciono la musica ed il teatro napoletano? Se permette il pernacchio glielo faccio io insieme a tutti coloro che stanno leggendo in questo momento! E gliene scrivo anche la definizione che il grande drammaturgo ne dava: “Il pernacchio non è un suono. Il pernacchio è una rivoluzione, è la libertà. Il pernacchio è la voce della gente che non tiene voce. Il pernacchio è un calcio in culo a tutti i potenti.” Forse che ce l’avesse anche con lei? Legga e impari Feltri; impari a memoria. La cultura napoletana e del Sud, è tutta in questa definizione.

E se Napoli, come lei sostiene, è stata capitale della cultura fino all’800, è dovuto al fatto che dei barbari, provenienti dalle sue parti, l’hanno deliberatamente invasa e socialmente distrutta nel 1860, derubandola e mortificandola per un secolo e mezzo. Ma proprio da quelle macerie, la cultura a Napoli è risorta immediatamente (musica, teatro, giornali, autori, drammaturghi, attori, cinema) perché la verità non muore e la verità è che Napoli è tuttora la capitale della cultura! Può dire lo stesso di Milano o di Torino? Davvero avete l’ardire di paragonarvi a noi culturalmente? Le infamie che il suo giornale scrive e le “fesserie” a ruota libera del suo ultimo editoriale (senza capo né coda e per niente attinenti a quanto le obiettava De Giovanni), io non le tollero; proprio come non tollero la polenta con la bagna cauda. E lei (e quelli come lei), è come la polenta con la bagna cauda: nun sape ‘e nient’!

d.A.P.

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