Unum castigabis, centum emendabis. Questa locuzione latina ben rappresenta la “politica” piemontese sul territorio del Regno delle Due Sicilie nei primi anni che seguirono l’occupazione. E’ la stessa linea che ha portato alle stragi naziste in Italia, che vengono puntualmente ricordate (Marzabotto, Sant’Angelo di Stazzema, le Fosse Ardetatine) così come vengono puntualmente negate quelle piemontesi. Dico negate perché in questi ultimI giorni, mi sono imbattuto in persone che negano, appunto, tali avvenimenti; come i neo-nazisti negano l’olocausto o i comunisti i Gulag. In epoca moderna, inoltre, la stessa locuzione è stata ripresa da Mao Tse-Tung o anche dalle Brigate Rosse: “Colpirne uno per educarne cento”.

Tuttavia, il popolo del Regno non fu facile da domare (sterminare andrebbe meglio) e questo spinse i piemontesi a compiere eccidi, stragi di massa e saccheggi su tutto il territorio. Ai negazionisti pro-risorgimento oltre a ricordare Pontelandolfo e Casalduni, elenco di seguito alcuni fra stragi, saccheggi e distruzioni di interi paesi perpetrati negli anni seguenti l’occupazione: San Marco in Lamis ( Foggia), Vieste (Foggia), Cotronei (Catanzaro), Montefalcione (Avellino), Rignano Garganico (Foggia), Vico (Foggia), Palma (Napoli), Barile (Potenza), Lavello (Potenza), Campochiaro (Campobasso), Guardiaregia (Campobasso), Ruvo del Monte (Potenza), Campolattaro (Benevento) Auletta (Salerno) Pietrarsa (Napoli).

Senza poi dimenticare in Sicilia l’eccidio di Bronte, i moti di Biancavilla e di Alacara li Fusi, i moti di Castellammare del Golfo, l’eccidio di Fantina e la rivolta palermitana del 1866 (conosciuta con il nome “La rivolta del sette e mezzo”).

E’ tutto inventato? E’ solo un sentimento revanscista di noi poveri repressi del Sud, che ci fa scrivere di cose mai accadute per giustificarci della nostra inettitudine nei confronti del Nord produttivo che da oltre 150 anni aiuta questa palla al piede? Chi ha sale in zucca può tranquillamente darsi la marzulliana risposta.

Io, da parte mia, tenterò di scrivere di tutti o quasi gli avvenimenti che ho elencato e che da 156 anni a questa parte vengono sistematicamente e vergognosamente sottaciuti dalla storiografia ufficiale di regime e pro-rinascimentale. Ne scriverò attingendo alle informazioni presenti sulla rete ma anche da testi storici che ho avuto e avrò la fortuna di leggere e consultare.

Partiamo da Auletta in provincia di Salerno.

28 luglio 1961. Nel piccolo centro si raduna un cospicuo numero di insorti tra contadini ex soldati dell’esercito Borbonico, legittimisti. Insieme alla popolazione locale rimuovono e bruciano le immagini di Vittorio Emanuele II e di Garibaldi e innalzano la Bandiera del Regno delle Due Sicilie accompagnati dalle campane della chiesa che li appoggiava. Riuscirono a resistere anche ad una prima offensiva piemontese partita dalla vicina Pertosa e che vide impegnati i carabinieri e la guardia nazionale.

I rinforzi, tuttavia, non si fecero attendere; coadiuvati anche dai feroci mercenari Ungheresi giunsero numerosi ad Auletta la mattina del 30 luglio. I ribelli erano già fuggiti, quando Bersaglieri e gli ungheresi (già protagonisti con Garibaldi nella spedizione in Sicilia), diedero inizio al massacro dei civili, mettendo a ferro e a fuoco l’intero paese.

Fu un eccidio durante il quale non mancarono saccheggi e stupri da parte degli ungheresi  che di certo non erano patrioti. Mercenari al soldo di Garibaldi prima e dei Savoia in seguito.

E la ferocia delle truppe Sabaude non risparmiò i preti di Auletta colpevoli di aver supportato la rivolta. Furono costretti ad inginocchiarsi al cospetto del tricolore e il parroco settantenne Giuseppe Pucciarelli, che tentò di rialzarsi, fu massacrato ed ucciso da un sergente dei bersaglieri a colpi di calcio di fucile alla testa.

Cento morti tra i civili e più di duecento abitanti di Auletta arrestati e deportati nel carcere di Salerno con l’accusa di rivolta e cospirazione.

Ma non preoccupatevi: non è mai accaduto.

d.A.P.

Fonti:

  • www.inuovivespri.it – Ignazio Coppola – “Oggi ricordiamo la strage di Auletta, un massacro di meridionali ad opera di piemontesi e ungheresi”;
  • Giacinto de’ Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861

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