Si deciderà su Russeau il destino di Di Maio
Moderati o estremisti. Questo è il dilemma sul quale dovranno pronunciarsi gli iscritti alla piattaforma 5 stelle. Sarebbe a dire: Di Maio o Di Battista? In tutte le rivoluzioni di successo nella storia prima o poi, quando i capi dei rivoluzionari diventano “governanti”, vengono in qualche modo eliminati. È successo ai francesi, ai russi, agli americani in varie connotazioni e modalità. Accadrà anche per i 5 stelle. O forse no.
Dipenderà tutto dal voto di oggi. Sicuramente gli endorsment di Grillo e Casaleggio a favore di Di Maio segnano un punto a favore, tuttavia l’assemblea congiunta dei parlamentari del Movimento è stata letteralmente un processo al vicepremier e il rischio che il voto sia sfavorevole esiste.
“È giusto che siate voi ad esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato», scrive Di Maio nel suo messaggio e Grillo rincara la dose affermando che Luigi “Deve continuare la battaglia che stava combattendo prima” e che la minaccia da combattere è esterna la movimento e non interna.
Saranno, però, le percentuali di voto a definire la reale fiducia della quale il vicepremier gode tra i suoi. Sarà un plebiscito, una vittoria risicata o una sconfitta? Il destino di Di Maio si decide comunque oggi e le percentuali dell’esito indicheranno la strategia politica da seguire che, nel caso di vittoria dovrà sicuramente prevedere, tra l’altro, un affrancamento dall’ingombrante, adesso più che mai, presenza di Salvini come partner di governo, mentre in caso di sconfitta vedrà di certo salire agli onori della causa Di Battista che guiderà il Movimento dall’esterno conferendogli, senza dubbio, connotazioni ed atteggiamenti più radicali ed estremisti; nel qual caso il governo rischierà di terminare anzi tempo. Una poltrona per due personalità unite dalla leadership, ma divise sul metodo di come esercitarla.
Resta il fatto che il vice premier deve affrontare un passaggio obbligato, che determinerà soprattutto le modalità con le quali il M5S si siederà di nuovo al tavolo con Salvini che, dopo le europee, pare determinato a promuovere un governo a guida Lega. Dimenticando però che la maggioranza in Parlamento è un’altra.
d.A.P.