Vigliaccamente il leader della Lega Nord tradisce l’alleanza con i 5 stelle e apre la crisi, mostrando al mondo intero la sua vera natura assetata di potere e serva dei poteri forti. Chiede pieni poteri il sig. Salvini ma non è stato il primo e non sarà l’ultimo nella storia.

Lo so, pensate che abbia sbagliato a giudicare il Capitone. Li ha avuti eccome i cabbasisi…vi immagino li a rinfacciarmelo. Ma io vi dico di no. Non li ha avuti e a breve vi spiegherò il motivo. Prima una considerazione. Tutti, fin dall’inizio, avevano capito il piano salvinian-leghista per fregare i 5 stelle tranne i 5 stelle stessi. O forse fingevano di non capirlo, confidando nel lavoro compiuto in questi mesi da portare davanti agli italiani. Ma gli italiani non sono più quelli di una volta. Molto più frivoli, poco essenziali e concreti, affetti da inspiegabili ed inconcludenti manie di grandezza, rispecchiano in pieno la disturbata personalità del leghista. Non badano al lavoro dei politici, purché questi li abbindolino con facili promesse con proclami e propaganda, loro li seguono perché ormai sono abituati a godersi quel che hanno finchè ce l’hanno. Poi quando la giostra finisce si cambia registro e pifferaio magico. Ora è il momento del giullare Salvini e poco importa se il 95% dei provvedimenti presi dal governo è a firma 5 stelle.

La bassezza del leghista dai latenti cabbasisi, è arrivata fino al punto di voler aprire la crisi non assumendosene la responsabilità, ma in Conte ha trovato un osso duro.

Nella vicenda crisi di governo, però, chi ha avuto gli attributi è stato il Presidente Conte. Mi spiego: il Capitone va a Palazzo Chigi pretendendo le dimissioni di Conte che da uomo coerente non ne vede il motivo e chiede di essere sfiduciato in Parlamento. La bassezza del leghista dai latenti cabbasisi, è arrivata fino al punto di voler aprire la crisi non assumendosene la responsabilità, ma in Conte ha trovato un osso duro. Salvini ha abbandonato il contratto condiviso e sottoscritto, per riscuotere il consenso tributatogli alle europee. Lo ha fatto quindi per interessi personali che poco hanno a che fare con gli interessi del paese. E, costretto dal Presidente del Consiglio, ha dovuto dichiarare apertamente di non sostenere più il governo con il quale voleva cambiare il paese, assumendosene quindi la responsabilità. Lo spread sale a 240, la Borsa brucia 15 miliardi in un giorno, i giornali europei parlano di un futuro primo ministro bagnino, ridicolizzando l’Italia e gli italiani. In molti non gliela perdoneranno a Salvini… Insomma adesso il Capitone gioca allo scoperto, vuole correre da solo e fare il premier…auguri. Ora però non avrà più i 5 stelle dalla sua parte, avrà un nemico in più in Conte che potrebbe candidarsi a premier e il PD, per quanto allo sfascio, farà la sua parte. È sicuro, il nostro, di arrivare al 38%? Ma soprattutto davvero si voterà ad ottobre? Posso dubitarne? Troppe congiunture incombono e Mattarella potrebbe optare per un governo di scopo che porti a termine la manovra economica per scongiurare l’aumento dell’Iva, concluda la riforma costituzionale per ridurre il numero dei parlamentari e di conseguenza una nuova legge elettorale. Lo crede e lo spera, come me, anche Marco Esposito (su twitter) dal quale ho mutuato l’ipotesi.

La minaccia leghista è tutt’altro che uno spettro: è una realtà e chi ne pagherebbe maggiormente le conseguenze sarebbe il nostro sud.

C’è, però, un altro aspetto da considerare non meno importante. La minaccia leghista è tutt’altro che uno spettro: è una realtà e chi ne pagherebbe maggiormente le conseguenze sarebbe il nostro sud. Con Salvini incontrastato al governo l’autonomia veneta sarebbe cosa fatta. È maggiormente questa prospettiva che bisogna impedire. Occorre un fronte meridionalista compatto composto dalle migliori menti accademiche, giornalistiche e politiche che spieghi a tutti gli elettori che Salvini al potere significa zero misure di sviluppo per il Mezzogiorno. A queste figure rivolgo un accorato appello a schierarsi a scendere tra la popolazione e spiegare con chi avranno che fare se passasse il Capitone e perché no a dare vita ad un movimento del sud che possa sedere tra gli scranni del Parlamento. L’unico modo che Salvini ha per arrivare da solo al potere, a conti fatti, è esclusivamente con i voti dei meridionali. Il leghista lo sa bene ed è per questo che mentre scrivo lui è a Polignano a Mare a vendere fuffa davanti a un pubblico che lo acclama e continuerà il suo beach tour a spese dei contribuenti in tutto il sud.

Pieni poteri ha chiesto Salvini come altri due lo hanno fatto nella storia europea: 1922 Mussolini, 1933 Hitler.

Stiamo commettendo un grosso errore, e se non ci ravvediamo lo pagheremo caro! Pieni poteri ha chiesto Salvini come altri due lo hanno fatto nella storia europea: 1922 Mussolini, 1933 Hitler: «Chiediamo i pieni poteri perché vogliamo assumere le piene responsabilità. Senza i pieni poteri voi sapete bene che non si farebbe una lira – dico una lira – di economia. Con ciò non intendiamo escludere la possibilità di valorose collaborazioni, partano esse da deputati, da senatori o da singoli cittadini competenti. Abbiamo ognuno di noi il senso religioso del nostro difficile compito, il Paese ci conforta e attende, e non gli daremo ulteriori parole, ma fatti»; «Chiedo agli italiani se vogliono darmi pieni poteri per fare le cose come vanno fatte. Dobbiamo fare in maniera veloce, compatta, energica, coraggiosa quel che vogliamo fare. Non è più il momento dei no, dei forse, dei dubbi…E, beninteso, non mi interessa tornare al vecchio: se devo mettermi in gioco lo faccio da solo, e a testa alta. Poi potremo scegliere dei compagni di viaggio, certo…Gli italiani hanno bisogno di un governo che faccia». Trovate le differenze: il primo virgolettato è stato pronunciato il 16 novembre 1922 ed è conosciuto come “discorso del bivacco”; il secondo è stato pronunciato a Pescara ieri 8 agosto 2019. Se non vogliamo dare un nome anche a questo discorso, sarà meglio per noi darci da fare. Il borbonico nel suo piccolo lancia su twitter due hashtag: #iosonosud e #upinarmssouth. La battaglia può essere vinta: sta a noi.

d. A.P.

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