L’art. 241 del decreto rilancio destina le risorse del Fondo Sviluppo e coesione agli interventi per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Con buona pace del Sud e quindi del paese intero!
Sono caduti (finalmente!) gli ultimi veli del governo terronordico. Vittorio Feltri sarà contento dato che non molto tempo fa dal suo giornale (?) titolava “Comandano i terroni”.
E questi terroni al comando si sono rivelati poi mica tanto male per il nord produttivo. Conte, Boccia, Di Maio, Provenzano, Speranza hanno speso tante parole per il Sud; e a dire il vero qui da noi le parole sono arrivate eccome! Solo quelle però, a coltivare tante speranze rivelatesi poi altrettante illusioni. Si potrebbe tracciare una cronistoria a partire dall’autonomia differenziata prima e i LEP dopo, provvedimento rientrato per le proteste meridionali, fino ai fondi tagliati alle zone rosse del Sud per darli a quelle del nord tanto produttivo quanto bisognoso. Per la cronaca anche questo provvedimento sembrerebbe rientrato a causa delle incessanti proteste.
Tuttavia la ciliegina sulla torta è arrivata con il decreto rilancio. Anzi le ciliegine sono due.
Quando la bozza anonima del decreto fu resa pubblica, il sottosegretario Turco disse di non saperne nulla, il ministro Provenzano in parlamento sostenne strenuamente che le misure per il Mezzogiorno non potessero e non dovessero essere distratte altrove così come la riserva del 34 per cento.
Circolava tempo fa una bozza anonima del decreto, divulgata da qualcuno del Dipartimento per lo Sviluppo Economico della Presidenza del Consiglio, nella quale si palesava la concreta ipotesi che i fondi per il Mezzogiorno (il fondo sviluppo e coesione) insieme al 34% della spesa pubblica ordinaria fossero dirottati su altri lidi e a ben alt(r)e latitudini. Quando la cosa fu resa pubblica i politici terroni si stracciarono le vesti. Il sottosegretario Turco disse di non saperne nulla, il ministro Provenzano in parlamento sostenne strenuamente che le misure per il Mezzogiorno non potessero e non dovessero essere distratte altrove così come la riserva del 34 per cento.
E dopo tutto questo stracciarsi le vesti, dopo le rassicurazioni del gruppo di parlamentari meridionali del PD e considerando in buona fede sia Turco che Provenzano, si legge nel dispositivo dell’art. 241 del decreto rilancio: A decorrere dal 1° febbraio 2020 e per gli anni 2020 e 2021, le risorse Fondo Sviluppo e coesione rinvenienti dai cicli programmatori 2000-2006, 2007-2013 e 2014-2020 possono essere in via eccezionale destinate ad ogni tipologia di intervento a carattere nazionale, regionale o locale connessa a fronteggiare l’emergenza sanitaria, economica e sociale conseguente alla pandemia da COVID-19 in coerenza con la riprogrammazione che, per le stesse finalità, le amministrazioni nazionali, regionali o locali operano nell’ambito dei Programmi operativi dei Fondi SIE ai sensi del regolamento (UE) 2020/460 del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 marzo 2020 e del regolamento (UE) 2020/558 del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2020.
Cornuti perché traditi dai nostri politici, mazziati perché oltre a toglierci il FSC e a non averci mai dato per intero il 34% della spesa pubblica in 20 anni, se non briciole, ora ci tolgono anche i fondi di sviluppo europei (SIE), cioè quei soldi che sopperivano al consistente ed endemico ammanco complementare al 34%.
Che in soldoni significa: il governo italiano dei terroni riprogramma la distribuzione delle risorse del Fondo di Sviluppo e coesione “avanzati” dal 2000 fino a oggi (20 anni!) insieme a quelli SIE cioè i fondi strutturali e di investimento europei che sono i principali strumenti finanziari della politica regionale dell’Unione europea per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale riducendo il divario fra le regioni più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo.
Bella notizia no? Cornuti e mazziati! Cornuti perché traditi dai nostri politici, mazziati perché oltre a toglierci il FSC e a non averci mai dato per intero il 34% della spesa pubblica in 20 anni, se non briciole, ora ci tolgono anche i fondi di sviluppo europei (SIE), cioè quei soldi che sopperivano al consistente ed endemico ammanco complementare al 34%.
Una sete razzista, quella nordica, perché implica la ragionata e colpevole preclusione della sacrosanta possibilità di sviluppo alla quale tutto il Sud ha diritto e che gli è stata sistematicamente negata.
Insomma sembrerebbe proprio che 60 miliardi l’anno di spesa pubblica sottratti al meridione per 20 anni, non siano stati sufficienti a placare la sete di denaro e potere nordista. Una sete razzista perché implica la ragionata e colpevole preclusione della sacrosanta possibilità di sviluppo alla quale tutto il Sud ha diritto e che gli è stata sistematicamente negata da oltre un secolo e mezzo, con le sporadiche e dovute eccezioni!
E la festa non termina qui! Chi si occuperà di approvare le nuove riprogrammazioni? Ovviamente il CIPE nel quale vi sono, per legge, rappresentate anche le regioni attraverso il presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome. Chi ne è deputato? Stefano Bonaccini presidente dell’Emilia Romagna. E se due più due fa quattro, al Sud toccheranno ancora le briciole.
E’ un governo che non ha avuto il coraggio di legiferare in favore di un territorio che se coadiuvato da una sana, mirata ed immediata politica di sviluppo socio-economico, avrebbe potuto far spiccare il volo all’Italia.
Giungo così, e lo confesso a malincuore, alla conclusione che il governo più meridionale che io ricordi, sia un governo complessato! Soffre del complesso di inferiorità insito in tutti i meridionali. È un governo che non ha avuto il coraggio, una volta liberatosi (e non per mano sua) della zavorra razzista della lega, di prendere decisioni importanti e sostanziali per il Mezzogiorno se non attraverso un piano trentennale! Non ha avuto il coraggio di legiferare in favore di un territorio che se coadiuvato da una sana, mirata ed immediata politica di sviluppo socio-economico, avrebbe potuto far spiccare il volo all’Italia. Tutto questo non c’è stato e adesso non ci sarà più!
Asili nido? Chi ha più iscritti ha più diritti!
La seconda ciliegina riguarda la scuola e in particolare gli asili nido. Già in un articolo del 17 maggio scorso su Il Mattino, Marco Esposito spiegava come i fondi per il Sud fossero in pericolo dato che, nonostante l’incremento fino a 254 milioni del fondo 0-6, i soldi, ufficialmente per abbreviare i tempi, sarebbero stati ripartiti utilizzando i criteri del 2019, che sono poi quelli del 2018, uguali a quelli del 2017. E cioè? Chi ha più iscritti ha più diritti! Eppure il nord aveva già ampiamente goduto della maggior parte del 520 milioni stanziati per azzerare le rette negli asili nido e quindi, dice Esposito, ci sarebbe margine per utilizzare meglio gli ulteriori 254. Risultato: nulla di fatto! Fatevi la domanda e datevi la risposta.
Signori benvenuti nell’Italia (del nord) governata dagli ascari del Sud.
Come allora non dare ragione al presidente De Luca quando sostiene che “I numeri parlano chiaro. La regione Campania è la regione più penalizzata d’Italia. È la regione che riceve meno contributi sulla sanità. Viene depredata ogni anno di 350 milioni di euro rispetto al nord. Un dato indegno per un paese civile. C’è un blocco di interessi nordista che ha prevalso su ogni regola di civiltà e di correttezza. Lo stato italiano (se esistesse – ndr) dovrebbe vergognarsi!”
Estendete pure queste affermazioni a tutto il sud dalla sanità alla scuola, dalle strade alle ferrovie, dai porti agli aeroporti, dal pubblico al privato e vedrete che quei 350 milioni di cui parla De Luca diventeranno 60 miliardi!
Affinché producano PIL quei soldi dovrebbero essere innanzitutto utilizzati per le infrastrutture dove queste mancano al fine di creare nuove e più sicure vie di comunicazioni. Parlo di strade, ferrovie, porti e aeroporti che inevitabilmente darebbero vita ad un ciclo virtuoso per turismo e merci (e non solo) e che quindi svilupperebbero nuovi indotti consolidando gli esistenti!
E sempre a proposito di miliardi, dall’Europa ne arriveranno 171 (Recovery Fund) o giù di lì, alcuni a fondo perduto (80 circa), il resto in prestito con interessi trentennali. Tutto sommato un buon affare ma a beneficio sempre degli stessi. La stragrande maggioranza di questi soldi andranno a rimpinguare le casse del nord e delle grandi aziende, mentre l’economia del Sud, già di per sé di sussistenza, scomparirà sempre più nel sommerso dovendo oltretutto pagare gli interessi trentennali sul prestito senza godere appieno dei benefici dello stesso. Affinché producano PIL quei soldi dovrebbero essere innanzitutto utilizzati per le infrastrutture dove queste mancano al fine di crearne di nuove, più sicure, più veloci ed efficienti. Parlo di strade, ferrovie, porti e aeroporti che inevitabilmente darebbero vita ad un ciclo virtuoso per turismo e merci (e non solo) e che quindi svilupperebbero nuovi indotti consolidando gli esistenti!
Se non la civiltà oppure l’equità, la semplice logica economica vorrebbe che, nelle condizioni in cui versa attualmente l’Italia, una congrua fetta di quei soldi venga utilizzata per risollevare le condizioni di un Sud affetto dal ben più grave “virus 1861”, iniettatogli 159 anni or sono e che ne ha segnato le sorti rendendolo il serbatoio di risorse socio-economiche del nord a discapito di un paese intero.
Ma di logica questo governo ha dimostrato di averne ben poca, se non quella del totale e codardo asservimento ai poteri forti.
d.A.P.