Piazza dei Martiri ore 16 di ieri, altri scontri; ma la dignità della brava gente non è in vendita.

Cosa sta succedendo a Napoli? Anche ieri la città è stata teatro di scontri che, dopo Santa Lucia, hanno visto protagonista Piazza dei Martiri. Precari, disoccupati e lavoratori dello spettacolo vi si sono dati appuntamento alle 16 per manifestare contro la decisione di chiusura del Presidente De Luca (che poi in serata è stata revocata). La protesta ha avuto luogo davanti a Palazzo Partanna sede di Confindustria con lancio di uova e vernice. Alcuni facinorosi, unitisi successivamente ai dimostranti, hanno fatto esplodere tre bombe carta e la polizia ha risposto con una carica che ha disperso i quasi cento manifestanti.

È questa Napoli?  Chi abbia assistito tra ieri e ieri l’altro ai tg o ai programmi del palinsesto serale delle televisioni “nazionali” si è fatto, come spesso accade quando si parla di Sud, un’idea sbagliata. Gli aggettivi, chiaramente spregiativi, si sono sprecati. Eppure tutti hanno espresso giudizi seduti in uno uno studio televisivo, mentre l’inviato di turno, al riparo dietro il cordone della polizia, supponeva di camorra di malviventi, di disagiati.

Sia chiaro: nessuno giustifica la violenza, tuttavia entrambe le manifestazioni (Santa Lucia e Piazza dei Martiri) sono nate in modo pacifico e sono poi degenerate per colpa di qualcuno. Venerdì a Napoli, infatti, erano previste due manifestazioni di protesta contro il lockdown, organizzate dai ristoratori e dai pizzaioli della città. La prima era in Piazza San Domenico Maggiore, la seconda sul lungomare. Entrambe avevano come punto di incontro la sede della Regione in Via santa Lucia, ma durante il tragitto ai manifestanti si sono aggiunti individui totalmente estranei alla protesta con il chiaro intento di provocare scontri circondando l’esiguo numero di forze dell’ordine a presidio, dai due lati di via Palepoli.

Estremisti di destra? Di sinistra? Camorristi? Ultras? Certo, magari c’erano tutti o di tutti un po’; ma accomunare questi soggetti a tutti i napoletani è uno sgarbo, un torto e un’ingiustizia che la brava gente e tutti i napoletani che erano lì l’altra sera o ieri pomeriggio, non meritano.

Non lo meritano per la civiltà con la quale hanno affrontato l’assurda chiusura totale di marzo; non lo meritano per la pazienza con la quale hanno atteso un altrettanto assurda apertura generalizzata a fine maggio; non lo meritano per la dedizione con la quale si sono adeguati al rispetto delle regole e per la fiducia con la quale ancora attendono i ristori promessi e non ancora ottenuti.

Il mondo intero ha visto scontrarsi le popolazioni con le forze dell’ordine, da Israele a Londra passando per Francia e Stati Uniti eppure … se accade a Napoli chi si ribella non è il popolo, ma la camorra.

Fateci il piacere, tacete una buona volta! Napoli, e tutto il Mezzogiorno, hanno il diritto di protestare ed insorgere non solo per la scellerata gestione del covid da parte del governo ascaro e del Presidente De Luca, ma soprattutto per un infame trattamento coloniale riservatogli dal post unità ad oggi mirato a distruggerli. E ciò nonostante Napoli vive; il Sud vive … in pace, perché amano la vita. Un amore oltre le difficoltà, le pandemie e i padroni, capace di risollevare giorno per giorno un popolo sconfitto, con l’inganno, ma mai domo!

Che cos’è Napoli allora? Oggi come oggi è sete di giustizia, di giustizia sociale che la violenza di pochi non può far sottacere, né può cancellare. È sete di giustizia nei confronti di uno stato e dei suoi governi che l’hanno affamata, derubata, derisa e denigrata; è sete di giustizia contro quella camorra prontamente servita sulle tavole televisive ad ogni minimo segnale e che invece in silenzio si nutre della fame e della disperazione della gente che senza un aiuto, senza un sostegno ci si ritroverà a scendere a patti.

Questo ha urlato a lor signori la brava gente scesa in piazza venerdì e sabato a Napoli: ha urlato la sua esistenza, la sua dignità e la sua libertà!

d.A.P.

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