Saviano e Senaldi tirano la giacchetta alla città.

Dopo i fatti di Napoli c’era da aspettarsi i commenti di due come Saviano e Senaldi. Sulle pagine de “La Repubblica” il primo rincara la dose su come interi clan camorristici abbiano partecipato alla rivolta, su come Gomorra si sia impadronita della città e teorizza altresì l’imminente vittoria dell’illegalità. Il secondo, da par suo, vomita a titoli cubitali tutto il suo odio e il suo disprezzo per i napoletani fannulloni che invece di rispettare le regole, danno sfogo ai loro istinti primordiali di lombrosiana memoria nel sovvertire l’ordine costituito: irresponsabili fancazzisti.

Fake news? Sì se consideriamo i contenuti, no se consideriamo i fini.

Saviano scrive di “Laboratorio napoletano” e Libero titola “Hanno ragione i Napoletani”. Sembrerebbe incredibile che la rivoluzione di Santa Lucia abbia fatto cambiare idea anche a due inossidabili come loro, ma, amici, non lasciatevi ingannare dalle poche righe di elogi su Napoli. Esse per niente intaccano il giudizio degli autori sulla città; il loro unico scopo nel tirarle la giacchetta è dare la spallata definitiva ad un governo che si sta già delegittimando da solo.

Senaldi, infatti, plaude alla manifestazione lanciando sottobanco un segnale a Fiore e ai suoi facinorosi (nel tentativo di allargare il suo bacino di utenza) e contemporaneamente rivaluta per un giorno il RdC come strumento di sopravvivenza. Quello stesso RdC che solo qualche tempo fa, per il Senaldi “pensiero”, veniva corrisposto alla medesima gente per farla poltrire sul divano. Tuttavia nell’attaccare il governo attraverso Napoli e i napoletani Libero dimentica un particolare importante: i napoletani venerdì sera manifestavano contro De Luca e la minacciata chiusura totale. 

Saviano, da parte sua, usa i fatti di Napoli per contestare tutti: dai 5 stelle a De Luca nessuno è risparmiato. Lui, strapagato e straprotetto, che fino a ieri vedeva la longa manus della camorra perfino nelle merendine, oggi si cimenta nell’illustrare la disperazione del Sud legata ai tagli alla Sanità di De Luca e all’incapacità del governo nel confrontarsi con l’emergenza pandemica. Peccato che la disperazione di Napoli e del Sud abbia ben altre origini e ben altre conseguenze, caro Saviano.

Un detto popolare sostiene che chi nasce tondo non muore quadrato e questi due ne sono l’esempio. I fatti di Napoli li hanno usati a proprio uso e consumo distorcendo la realtà al fine di sferrare i loro mirati attacchi contro terzi. Questa è totale mancanza di rispetto per la gente onesta che ieri l’altro era lì.

Napoli e i napoletani non c’entrano nulla con Saviano e Senaldi e i fatti di venerdì non sono né laboratorio per future rivoluzioni mondiali, né espressione di una ragione della quale facciamo volentieri a meno (perché è dei fessi!). La ragione, a Napoli e al Mezzogiorno, gliela conferisce la storia, certamente non Libero!

d.A.P.

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