Ieri in tarda serata su Rai 3 è andato in onda il docufilm dal titolo “Il terremoto. Irpinia 1980”. Uno dei tanti visti in questi giorni? No, per come gli argomenti sono trattati, lo si può definire Il Docufilm! Le interviste ai testimoni, ai sopravvissuti, ma soprattutto ai giornalisti e agli esperti come il prof. Toni Ricciardi, irpino di Castelfranci, rendono giustizia a persone che fino al 1980 la repubblica italiana non sapeva esistessero; rendono giustizia ad una terra e ad un popolo che rientrava esclusivamente nei dati dell’emigrazione di massa; una terra privata dei suoi giovani costretti ad abbandonarla (lo stesso Ricciardi è docente di Storia delle migrazioni e delle catastrofi presso l’Università di Ginevra) per assicurarsi un futuro.
Nel 1980 mentre a Milano si bevevano aperitivi, a Sud si era fermi a trent’anni prima. Poi la “svolta”. Per l’Irpinia? No per l’Emilia Romagna. Nel Docufilm emerge come le imprese irpine a partecipare alla ricostruzione furono in minoranza, mentre i paesi venivano riedificati seguendo canoni urbanistici a immagine e somiglianza di quelli emiliano-romagnoli.
Non solo; fu durante e dopo il terremoto che i canoni giornalistici adottati per la narrazione degli eventi rivelarono i primi segni dell’antimeridionalismo leghista, del tutto antitetico alle dichiarazioni del Presidente Pertini, sicuramente l’unico vero Italiano che la repubblica abbia mai avuto.