Tutti magnificano Draghi come salvatore della patria, ma dal suo discorso sul Britannia partì la svendita dello stato italiano. Quali prospettive allora per il Sud?

Era il 2008 e Draghi ricopriva allora la carica di governatore della Banca d’Italia. Già si vociferava di una sua possibile ascesa a Palazzo Chigi, ma a stroncarla sul nascere fu il senatore Cossiga che ospite a Uno Mattina ci andò giù durissimo: “Un vile affarista! […] È il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana quand’era direttore generale del tesoro. Immaginati che cosa farebbe da presidente del consiglio dei ministri. Svenderebbe quel che rimane”

I 5 stelle saranno gli unici a non votarla, ma dal Pd a FdI (cioè il Partito Unico del Nord) la fiducia a Draghi sarà scontata. La vera domanda è se il Professore salverà davvero l’Italia o la demolirà definitivamente.

Così, in un recente passato, Draghi fu definito dal picconatore. Tuttavia, nel prossimo futuro, bisognerà capire come si svelerà ai nostri occhi l’opera del presidente del consiglio incaricato. Qualcuno penserà che corro troppo: Draghi dovrà prima ottenere la fiducia del Parlamento. Beh, amici, quella ce l’ha già in tasca perché i 5 stelle saranno gli unici a non votarla. Dal Pd a FdI (cioè il Partito Unico del Nord) la fiducia sarà scontata. La vera domanda è se Draghi salverà davvero l’Italia o la demolirà definitivamente.

Di errori i due governi Conte ne hanno fatti eccome! L’ultimo è stato quello di farsi prendere per il naso dal mezzo sigaro toscano.

È quanto mai sintomatico di ciò che sarà, infatti, che si sia interrotta, attraverso l’opera dei due paladini degli interessi privati e lobbistici (inclusi i loro propri), l’opera di un governo (in realtà due) che iniziava a dare, seppur lentamente, forma e contenuti al progetto di riportare sotto l’egida statale i maggiori asset svenduti negli anni “magici” (per le tasche dei ricchi) delle privatizzazioni. Intendiamoci, di errori i due governi Conte ne hanno fatti eccome! L’ultimo è stato quello di farsi prendere per il naso dal mezzo sigaro toscano, molto più scaltro e malizioso di Matteo I da Milano, nel riportare la maggioranza al tavolo delle trattative, dettare le condizioni inaccettabili per un suo rientro e alla fine passare per quello che voleva salvare il paese.

Tuttavia se Renzi non ha certamente salvato il paese, bensì solo gli interessi suoi e della sua ristretta cricca, Draghi è una grande incognita. Potrà certamente convincere i mercati, cioè i padroni dell’Italia, ma di certo non convince, per ora, il popolo sovrano. E i dubbi sono tutti da ricercare nella crociera di cui parlava Cossiga.

Era il 2 giugno del 1992. L’Italia devastata dalla strage di Capaci, Mario Draghi sul panfilo Britannia a parlare di privatizzazioni, mentre un’itera classe politica veniva portata in carcere.

Oggi paghiamo le conseguenze della crociera sul Britannia: inefficienza, mancati investimenti, mancata innovazione, spregiudicate operazioni finanziarie, licenziamenti, chiusure o svendita di stabilimenti produttivi. E a farne le spese è stato in larga parte il Mezzogiorno.

Sul panfilo battente bandiera britannica, l’ex governatore BCE, disquisì della vendita delle azioni pubbliche indicando i mercati come la strada per la crescita. Un processo che implicava la fine del controllo politico e la formazione di public companies. Un processo con il quale, nel 2021, stiamo ancora facendo i conti. “Ridurremo il debito” disse allora Draghi, oggi ne vediamo gli effetti: inefficienza, mancati investimenti, mancata innovazione, spregiudicate operazioni di pirateria finanziaria, licenziamenti, chiusure o svendita di stabilimenti produttivi. E a farne le spese è stato in larga parte il Mezzogiorno.

Cosa farà Draghi per il Sud, insomma, resta da vedere. Sarebbe auspicabile che alla luce degli effetti avuti sul paese dalle decisioni prese in quella disgraziata crociera al largo delle coste italiane, l’errore non si ripeta. E non si ripetano soprattutto i favori e le accondiscendenze nei confronti di un nord che da quelle decisioni ha astutamente e tragicamente (per il paese) creato la sua propria economia di sussistenza ai danni del Sud.

Insomma Draghi e l’Italia andranno d’accordo se le improrogabili esigenze del Mezzogiorno non verranno derubricate a meri annunci e soprattutto se il Recovery Fund verrà utilizzato per risolvere la questione meridionale. Operazione estremamente complicata qualora la maggioranza che appoggerà il governo tecnico dovesse davvero essere quella del PUN. Tuttavia, se sul Britannia lo chiedeva Maastricht, ora lo chiede l’Europa! Professore a lei la prossima mossa.

d.A.P.

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