Le premesse di formazione dell’esecutivo non risolvono ancora le incognite a Sud. Il monito a non ripetere l’esperienza del Piano Marshall è più che mai necessario.

Nulla è ancora dato sapere di concreto sul divenendo governo Draghi. Tutto o quasi avvolto in una nebulosa galattica dalla quale potrebbe tanto nascere una stella, quanto un buco nero. Certo, dipende dai punti di vista. Tuttavia non c’è da stare allegri se il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Riccardo Molinari, afferma di essere in sintonia con l’ex governatore BCE su una ripartizione del Recovery che non sia un sistema perequativo del territorio. E infatti a leggere i giornali (?) di tutto si parla fuorché di Sud. Un terzo del paese sembra essere stato inghiottito da una singolarità gravitazionale. Eppure anche i sassi, ormai, conoscono i criteri di ripartizione europei previsti per i 209 miliardi. Il Movimento 24 Agosto per l’Equità Territoriale ha portato questi criteri fino in Parlamento. Ciò nonostante si parla di debito buono e comune (tasse europee ed eurobond permanenti); di riforme strutturali a partire dalla giustizia per finire con la pubblica amministrazione, passando per il fisco e la burocrazia. Si vocifera di proroga selettiva del blocco dei licenziamenti, finanziamenti alle imprese e un aiutino, non indifferente, alle banche indebitate.

Se tutte le opere infrastrutturali programmate, finanziate e da realizzare sono in prevalenza a Nord, a Sud resterebbero le briciole delle direttrici principali già in fase di realizzazione, che resterebbero funzionali prevalentemente all’economia nord-centrica

Palese è anche l’intenzione di modificare il Recovery Plan redatto da Giuseppe Conte. Intendiamoci il piano va rivisto, sicuramente riscritto. Tuttavia, sostenere che il suo “core-business” debbano essere l’ambiente e lo sviluppo compatibile senza specificare dove e come si voglia intervenire, sembra alquanto aleatorio. Allo stesso modo, è ben risaputo che per avere debito buono è preferibile fare investimenti produttivi aprendo i cantieri. Ma se tutte le opere infrastrutturali programmate, finanziate e da realizzare sono in prevalenza a Nord, a Sud resterebbero le briciole delle direttrici principali già in fase di realizzazione, che resterebbero funzionali prevalentemente all’economia nord-centrica, lasciando fuori da ogni concreta possibilità di sviluppo economico, ancora una volta, la gran parte delle aree interne del Mezzogiorno insieme all’interportualità.

È la quadratura del cerchio: Salvini, spinto dagli interessi padani, mentre Renzi doveva tutelare il suo futuro, politico e non. E tutto questo con la malcelata complicità piddina confermata dalle indiscrezioni che già spingono il più leghista dei leghisti Bonaccini verso la segreteria.

Insomma nulla che non sia già immaginabile tanto a nord (il troppo) quanto a Sud (il nulla). Facile a questo punto prevedere la folgorazione sulla via di Bruxelles di Matteo I da Milano, disposto perfino ad accogliere sul sacro suolo padano quelle che lui considera “orde migratorie africane” e che con epiteto razzista chiama clandestini, pur di portare a casa la parte consistente del malloppo; disposto a propinare a Draghi un modello lombardo di gestione dell’emergenza sanitaria e ad ergersi a paladino degli interessi meridionali, con buona pace di chi qui lo vota pure. Altrettanto facile scommettere sull’indifferenza del mezzo sigaro toscano, rispetto ad un programma che potrebbe contenere perfino la ricetta della torta della nonna, purché a realizzarla sia Draghi. È la quadratura del cerchio: Salvini, spinto dagli interessi padani doveva in un modo o nell’altro mettere le mani in pasta; Renzi doveva tutelare il suo futuro, politico e non, assicurando la spartizione anche a Forza Italia. E tutto questo con la malcelata complicità piddina confermata dalle indiscrezioni che già spingono il più leghista dei leghisti Bonaccini verso la segreteria. Un ribaltone consumatosi in un batter di ciglia come nella più tradizionale delle consuetudini politiche (?) italiane, ma che di politico non ha nulla. È bastato Draghi, insomma, e tutti a gridare viva Draghi.

Ma in attesa di leggere nero su bianco quel che sarà del Mezzogiorno, non appare superfluo ricordare al Professore la lezione che abbiamo imparato, a nostre spese, dal Piano Marshall che assegnò la miseria al Sud e fece ricco il Nord due volte attraverso la Cassa del Mezzogiorno. Noi non vogliamo che in nessun caso l’esperienza si ripeta perché errare è umano, ma perseverare è diabolico e all’inferno già ci siamo.      

d.A.P.

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