Nasce il governo Draghi, quanto di più antimeridionale ci si potesse attendere.

È nato il governo di Mario Draghi. Viva Mario Draghi salvatore dell’Italia, l’altra però…quella dei forti, dei puri, dei casti, degli incorruttibili e degli efficienti! Per il Mezzogiorno c’è ben poco da festeggiare. La lista dei ministri assegna i ruoli chiave a personaggi perlomeno faziosi tanto nel reperimento quanto nella spesa dei fondi a disposizione, siano essi relativi alla spesa corrente o al Recovery Fund. Missione compiuta, insomma; il Recovery è cosa loro! Così come il resto del paese.

A noi, per ora, non resta che una sarcastica quanto impietosa analisi sullo scempio che si è compiuto.

Il Ministero dello Sviluppo Economico va a Giancarlo Giorgetti. TRAC! Tanto valeva rinominarlo Ministero per l’ultra sviluppo economico della padania. Vi basti ricordare solo che la legge sul federalismo fiscale del 2009 prevedeva che lo Stato colmasse integralmente – tramite un fondo perequativo – il gap tra la capacità fiscale e il fabbisogno degli enti locali. Quando il signor Giorgetti, nel 2015 visionò la simulazione della perequazione al 100%, che egli stesso aveva richiesto alla ragioneria generale, si preoccupò di secretare immediatamente il tutto “come si fa per la commissione antimafia”. Così il Sud passò dal 100% al 48% di perequazione e dovette anche ringraziare.

Il Ministero per gli Affari regionali e le Autonomie va a Mariastella Gelmini in quota Forza Italia. Un nome una garanzia per la secessione dei ricchi. Dopo aver sfasciato l’università e la scuola, imprimendo a quest’ultima anche tratti razzisti (proibì lo studio degli scrittori e poeti meridionali, anche se Nobel, nei licei “perché non significativi per la letteratura italiana”), Maria Stella si appresta a sfasciare il tessuto sociale del paese arricchendo i ricchi e derubando i poveri attraverso la definizione dell’Autonomia Differenziata così come concepita dai leghisti del più infimo ordine quali Zaia, Fontana e Bonaccini. Quello che è mio è mio, quello che è tuo…anche. Questa è la sintesi.

Il Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale va a Mara Carfagna anch’ella in quota Forza Italia. L’ex soubrette passata da Magalli a Berlusconi, i miracoli esistono, intratterrà i suoi conterroni con numeri d’alto livello, discorsi accorati e roboanti promesse. Potrebbe addirittura propinarci un articolatissimo piano Sud 2021 da ultimare però nel 2080. Alla fine otterrà quanto ottenuto da Provenzano, anzi sicuramente meno…di nulla. Tanto valeva metterci un leghista, e chi s’è visto s’è visto.

Il Ministero del Turismo va al leghista Massimo Garavaglia. Trova così giusto compimento anche lo stereotipo del Sud tutto sole, mare, pizza e mandolino. Se il governo Conte sosteneva che il Sud doveva camparci di turismo, quello Draghi finirà per eleggerne Verbania capitale italiana per i prossimi 20 anni, con uno stanziamento di fondi per 5 miliardi l’anno.

Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale resta a Luigi Di Maio. Qui si poteva fare un salto in avanti, caro Super Mario, per competenza ed esperienza. Finiremo per contare meno di zero in ambito internazionale, ma Giggino, intanto, avrà conservato la poltrona.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze va a Daniele Franco. Un tecnico sì, ex Ragioniere Generale, ma pur sempre stretto collaboratore di un Draghi che ha deluso ogni aspettativa. Parola d’ordine Austerity che a Sud si tradurrà in fame.

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali va a Stefano Patuanelli e nel triveneto stanno già brindando con il prosecco. Ovviamente nei suoi programmi per l’export alimentare made in padania, non mancheranno l’olio e i vini veneti, il prosciutto di Parma, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. La mozzarella di Bufala DOP non sarà più campana ma dell’altopiano di Asiago dove verranno trapiantati tutti i meridionali che lavorano nei caseifici.

Il Ministero per la Transizione Ecologica va al milanese Roberto Cingolani, fisico, e responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo spa. Ora, se si considera che a Sud Leonardo produce ancora l’ATR 42, mentre dalle parti di Venegono si lavora su tecnologie militari all’avanguardia, le premesse quanto le prospettive non sembrano affatto delle più rosee.

Al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti troveremo Enrico Giovannini. Romano, economista e docente a La Sapienza, è stato già Ministro del Lavoro nel governo Letta. Sostenitore di un’economia al servizio della riduzione delle disuguaglianze e di un rapporto maggiormente equilibrato tra le comunità, le istituzioni e l’ambiente, sembrerebbe la scelta migliore…ma la linea è dettata dal governo e quindi resta una scommessa.

Questo il quadro generale di un esecutivo dove il premier, per non scontentare nessuno, ha assegnato 3 ministeri a testa a PD, Movimento 5 Stelle e Lega Nord per l’indipendenza della Padania, tuttavia privilegiando quest’ultima per la loro rilevanza. Un governo tra i più antimeridionali che ci si potesse attendere.

Non resta che leggerne il programma per essere smentiti. A pensar male si fa peccato, vero, ma ci si azzecca.

d.A.P.

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