Con la versione 2.0 del Pnrr, continua la presa in giro nei confronti del Sud. In Europa l’ultima, flebile speranza.

Ancora mi fischiano le orecchie a causa degli scroscianti appalusi parlamentari alle dichiarazioni del vampiro Draghi sulla destinazione delle quote del Recovery Plan relative alle infrastrutture. Oltre il 50% al Sud, disse alle camere il 26 e il 27 aprile scorso.

Ebbene la “promessa” (che non era una promessa, bensì una minaccia) è stata puntualmente disattesa (ovvero messa in atto) come nella migliore tradizione degli ultimi governi italioti.

Tutti abbiamo letto nei giorni scorsi di come il PNRR presentato in Europa fosse in realtà un 2.0, differente cioè da quello approvato in parlamento. Marco Esposito, in tal senso, dalle colonne de Il Mattino del 9 maggio, ha voluto vederci chiaro sulla Missione 3, cioè il primo passo da compiere a Sud per un vero riequilibrio delle sue sorti. Cosa emerge? Ancora una volta siamo stati fregati. Il 50% è diventato 40%, mentre il 90% delle risorse non territorializzabili va, manco a dirlo, a Nord.

Nessuna volontà politica, dunque, di ridurre il divario infrastrutturale artatamente creato negli anni attraverso un misero 22% (quando è andata bene) di investimenti ferroviari a Sud.  

Dal PNRR 2.0, inoltre, sparisce la dicitura (presente in quello approvato a Roma) che per ogni intervento previsto ne specificava la natura, ovvero se trattavasi di un progetto nuovo o di un intervento già finanziato. Salvo poi ricomparire, come dato totale, alla fine del documento, che riporta già finanziati 69 miliardi su 236 . E dato che la maggior parte di essi ricadono a Sud, l’intera questione si traduce nel fatto che il loro impatto occupazionale, ambientale e di crescita sarà uguale a zero. Un esempio su tutti la Napoli-Bari ridotta ad una mera operazione finanziaria tesa ad allocare altrove risorse nazionali già stanziate e sostituite da quelle del Recovery (storia arcinota).

Ci sono poi i progetti non territorializzabili (considerateli pure come l’ennesima variabile dummy) che valgono 16 miliardi e sono inclusi nel 40% del Recovery a Sud, nonché nel 53% per le sue infrastrutture. Essi, tuttavia, sono più che territorializzabili, anzi sono già assegnati per il 90%, in quanto destinati allo sviluppo del sistema di controllo a distanza del traffico ferroviario (Ertms) previsto per tutte le linee del centro-nord, mentre a Sud, solo per la Roccasecca-Avezzano. Falso, dunque, il 53% e di conseguenza falso anche il 40% totale.

In un paese serio, il parlamento, di fronte a dati simili, avrebbe convocato il presidente del consiglio per riferire alle camere. Perché averle prese in giro, come pare, equivarrebbe ad aver preso in giro tutti gli italiani. In un paese serio, appunto. Ma tant’è siamo in italia, che un paese non è, men che meno un paese serio nel quale, per giunta, non tutti siamo italiani, o per lo meno ce ne sono alcuni che lo sono di più di altri. Ragion per cui, mettetevi pure l’animo in pace: il PNRR 2.0 andrà avanti così com’è, avallato dai nostri rappresentanti in parlamento.

L’Europa, dove pare che gli europarlamentari del Sud si stiano già muovendo, resta l’ultimo baluardo. Un piccolo segnale, una flebile speranza.

d.A.P.

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