Tajani annuncia che la maggioranza avrebbe trovato la quadra sull’autonomia differenziata. Anche il Sud, però, ha la sua soluzione certamente migliore.

di Paolo Nino Catileri

Un’agenzia di ieri riportava le seguenti dichiarazioni del ministro per gli affari esteri Tajani rilasciate in seguito all’incontro della maggioranza a Palazzo Chigi: “Abbiamo trovato l’accordo politico sull’autonomia. Il Governo ha trovato una sintesi politica. Una nuova norma che verrà presentata in uno dei prossimi Consigli dei ministri, che garantisce certamente l’autonomia differenziata per il Nord, ma tutela contemporaneamente anche il Centro e il Sud d’Italia”.

E l’inganno è tutto in questa dichiarazione e precisamente nelle parole “differenziata” e “tutela”. È difficile, infatti, comprendere perché l’autonomia debba essere “differenziata”. Questo aggettivo presuppone fin dall’inizio l’esistenza di differenze; presuppone cioè che il divario esistente tra Nord e Sud venga cristallizzato e reso “normale” per legge. Una diseguaglianza funzionale per la quale le regioni del centro-nord, producendo la maggior parte della ricchezza del paese, hanno il diritto, per legge, di non trasferire allo stato in rapporto a quanto occorra per dare luogo ad una reale politica di perequazione su tutto il territorio. Perequazione che grazie alla spesa storica, alla riforma del titolo V e all’infima opera di occultamento di Giorgetti, da sempre non esiste. Di contro dovrà essere lo stato a garantire il minimo indispensabile alle regioni in difficoltà. E qui entrano in ballo i LEP, anche se non si comprende per niente come essi dovranno e potranno essere finanziati senza le adeguate risorse. Anche se definiti, quindi, resterebbero sulla carta, lettera morta.

Si tratterebbe nei fatti di una secessione economica e Tajani avrebbe le sue buone ragioni elettorali a dover “tutelare” il Sud riconoscendo, non del tutto inconsciamente, l’implicita fregatura che si cela tra le righe dell’autonomia differenziata. Se così non fosse, infatti, ovvero se l’autonomia differenziata fosse davvero un bene anche per il Sud, perché mai Tajani dovrebbe sforzarsi di tutelarlo? Un lapsus freudiano, quello del Ministro, che denota apertamente le iniquità di una legge che in vista delle elezioni in Lombardia va messa in cantiere quanto prima; prima cioè che da quelle parti la Lega per l’indipendenza della Padania scompaia in favore di FdI.

Che fare dunque a Sud? I tempi sono maturi affinché le vere forze politiche meridionaliste prendano in considerazione una reazione vera alla autonomia differenziata che qualora approvata le vedesse in prima linea schierate con militanti e mezzi nel richiedere il referendum per l’autonomia (vera) delle regioni meridionali attraverso la costituzione della macroregione federale, definendo in maniera coerente le competenze aggiuntive in carico alla macroregione e quelle, comprese le attuali, in capo alle singole regioni.

Del resto se il governo Meloni spinge per una riforma costituzionale di stampo presidenzialista per quale motivo non aggiungervi anche una riforma in senso federale (nord-centro-Sud) che consentirebbe davvero una ripartizione equa delle risorse e soprattutto il pieno godimento a carattere aggiuntivo e non suppletivo dei fondi europei per la coesione. Qualora poi non si addivenisse ad una riforma federale, allora sarebbe anche ora di spaccare il paese, perché a Sud possiamo farlo prima e meglio. E quando il terrone sarà andato via, in padania non ci sarà più  trippa per gatti.

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