Per il presidente veneto l’autonomia è un affare da trattare con la controparte. Le vite dei meridionali valgono quanto un pugno di noccioline nel progetto del “nuovo rinascimento” nordista.

di Paolo Nino Catileri.

Un affare. Ecco come vede l’autonomia “differenziata” Luca Zaia presidente del Veneto. Un affare per lui e per tutto il nord, manco a dirlo. Un’intervista di oggi rilasciata a La Stampa piena di inesattezze e assurdità che mi sembra doveroso smontare sinteticamente. Anche perché lo stato, diversamente da come la pensa Zaia, non è la controparte di una trattativa, bensì le vite di altri 20 milioni cittadini del Sud.

Innanzitutto, occorre precisare che l’autonomia leghista non è a saldo zero. Non è un semplice trasferimento di risorse perché quello stesso trasferimento è stato truccato dal federalismo fiscale e dalla spesa storica che hanno sottratto risorse a Mezzogiorno per portarle a nord. Il saldo, dunque, sarebbe negativo già in partenza e solo per il Sud. Germania, Usa e Svizzera, che Zaia definisce profondamente federali, effettivamente lo sono. Lo sono profondamente nel senso che ogni stato gestisce autonomamente le proprie risorse territoriali lasciando al governo centrale le competenze nazionali. C’è una differenza sostanziale però: queste nazioni si sono unite come federazioni di stati regolati da una costituzione, leggi federali e un governo centrale che garantisce a tutti un equo trattamento anche e soprattutto a livello economico.

In Italia, al contrario, si è partiti scavando fin dall’inizio un solco iniquo che ha diviso in due il paese fino ad arrivare, sempre attraverso i trucchetti della spesa storica, al drenaggio di 60 mld di risorse pubbliche dirottate al nord ogni anno, per oltre venti anni. Si è partiti, insomma, impoverendo una parte del paese a vantaggio di un’altra. Ad oggi l’Italia, grazie alla Lega Nord, si trova ad essere federale solo fiscalmente e con un fondo di perequazione (46,8 % anziché 100%) che anziché equilibrare le sorti tra le regioni ne accentua ancora di più le diseguaglianze rendendo il povero più povero e il ricco più ricco. La sanità ne è un esempio eclatante, ma i casi da riportare sarebbero innumerevoli. Il fatto di vivere in un paese a due velocità, dunque, non è da imputare al fallimento del centralismo, come Zaia sostiene, bensì alla sua mancata applicazione per legge fin dall’inizio. Se il nord e il Sud sono come due gemelli siamesi, così dice il presidente veneto, ci troviamo di fronte al caso estremo nel quale uno dei due mangia il doppio dell’altro che, invece, campa dei resti.

Il nuovo rinascimento autonomista di Zaia intende di fatto cristallizzare questa abituale bulimia del nord nei confronti del Sud. Tutto qui. Se poi le massime aspirazioni di Zaia consistono nell’essere come la Germania, la Svizzera o gli Stati Uniti, la condizione imprescindibile per il Sud è partire alla pari. Il nord restituisca al Sud le migliaia di miliardi sottratti con il federalismo fiscale, si modifichi la costituzione in senso federale con la creazione di tre regioni autonome (Sud, centro e nord) e il debito pubblico se lo prenda chi lo ha fatto. Solo allora Zaia potrà dire di vivere in Germania.  

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