Calderoli sente mancarsi il terreno sotto i piedi e probabilmente facendo i conti della serva capisce che derubare il Sud delle sue ultime risorse sarà più difficile di quanto pensasse.

di Paolo Nino Catileri

Sarà l’età avanzata, carenza di fosforo o più semplicemente sprovvedutezza, ma qualcuno dovrebbe ricordare a Calderoli che da quando lui e il suo partito razzista sono sulla scena politica italiana lo scontro Nord vs Sud (e non Sud vs Nord come lui sostiene) è all’ordine del giorno. Nel senso che il Nord deruba il Sud per poi pubblicamente e spudoratamente sostenere il contrario.

Sono stati Calderoli e la Lega Nord per l’indipendenza della padania a fomentare, in trent’anni e passa, il pregiudizio verso i meridionali brutti sporchi e cattivi. Non che prima non ci fosse, intendiamoci, ma era confinato nelle pance di pochi trogloditi bergamaschi e veneti. Quando poi questi sono andati in parlamento prima e al governo poi, raccogliendo voti con la favoletta per la quale il Nord mantiene da sempre il Sud, allora lo scontro, spostatosi sul piano economico, ha assunto i connotati di un vero e proprio saccheggio ai danni del Mezzogiorno che nei primi 20 anni di federalismo fiscale (altro regalo di Calderoli & C.) ha visto sparire complessivamente 840 miliardi di trasferimenti ordinari dirottati al Nord attraverso la virtuosità della spesa storica. I trasferimenti straordinari e gli investimenti in conto capitale, invece, viaggiano a percentuali di oltre il 90% nel solo Nord e hanno la loro punta di diamante nel capitolo infrastrutture. Parallelamente qualunque possibilità di realizzazione di impianti produttivi a Sud viene puntualmente boicottata: una per tutte Intel a Catania e Giorgetti che vola a Washington. Per non parlare della RCAuto, l’emblema del sistema coloniale padanocentrico con polizze che a Sud costano il triplo rispetto al Nord in modo da garantire ai padani tariffe irrisorie. Salvo poi scorrere le statistiche e scoprire che, nonostante i redditi più alti e i premi tre volte più bassi, in padania circolano centinaia di migliaia di auto senza assicurazione e/o senza revisione, mentre il Parlamento boccia la proposta di legge di AVS per le tariffe uniformate dopo 10 anni di guida senza incidenti.

Insomma, benvenuti in Virtuosity Land con il deretano degli altri dove l’applicazione dell’autonomia differenziata sarà l’evoluzione di questa secolare politica predatoria nordista.

Ma allora se così stanno le cose, perché Calderoli oggi sul Corriere si incazza tanto e minaccia uno scontro Sud contro Nord? Perché Mr. Padania ha il mal di pancia? È presto detto:

  1. Non si aspettava i ricorsi alla Corte Costituzionale delle regioni del centro nord come Toscana ed Emilia Romagna che si sono allineate a Campania, Sardegna e Puglia;
  2. Parallelamente anche Forza Italia, che ha il suo principale bacino di voti proprio a Sud, fa un passo indietro paventando una spaccatura sul fronte di governo;
  3. Infine, le oltre 700 mila firme pro referendum raccolte in tutta Italia devono averlo sorpreso, visto che al nord la percentuale è comunque alta.

Insomma, Mr. Autonomia Differenziata sente mancarsi il terreno sotto i piedi e probabilmente facendo i conti della serva capisce che derubare il Sud delle sue ultime risorse sarà più difficile di quanto pensasse. Allora che si fa? Come si corre ai ripari? Semplicemente ribaltando la questione: se si va al referendum sarà il Sud che avrà voluto dividere il paese. Deve sempre essere colpa del Sud come nella migliore tradizione leghista-razzista. Ma il Sud ha mangiato la foglia ormai da molto tempo e percepisce la difficoltà per Calderoli di portare avanti il suo progetto. Perché il Referendum si farà e sarà ancora una volta (come da oltre 160 anni) Nord contro Sud, con la differenza che adesso il Sud è cosciente delle balle raccontate sul proprio conto e non si farà infinocchiare nuovamente. Perciò oltre le firme sarà fondamentale il voto.   

Clicca qui per leggere l’articolo sul Corriere della Sera.  

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