Chi mi conosce, mi rimprovera sempre di essere impulsivo, istintivo e di non essere sufficientemente razionale, quando un evento, un fatto, una circostanza mi coinvolge e cattura la mia attenzione in modo particolare. E così mi è capitato che un amico avvocato, compagno di Liceo, ieri sera a telefono, parlando de “Il Borbonico”, mi dicesse, tra il serio ed il faceto, che sono troppo “borbonico” nei miei articoli.

Con la promessa di incontrarci davanti ad un caffè per continuare la nostra chiacchierata, mi diceva di come secondo lui non sia tutto bianco o nero, rapportandolo al presente, ma piuttosto grigio; in particolare di come la criminalità organizzata rappresenti sul territorio un limite, quando non un ostacolo, allo sviluppo economico e quindi al benessere della popolazione.

Ora, ferme restando le mie convinzioni, che ho spiegato anche al mio amico, circa la nascita e l’organizzazione della criminalità italiana, ci siamo entrambi chiesti se nel nostro paese è davvero tutto marcio e colluso, o se non ci sia ancora (oltre ai personaggi eliminati dalle mafie da 156 anni a questa parte) qualcuno che davvero crede e si impegna, qui al Sud, affinché questa malattia sia sconfitta. La sua risposta è sì, la mia ….nì.

Ci siamo salutati e dopo cena mi imbatto in “Presa Diretta” su rai tre (potete guardarlo su RaiPlay), dove parlano dell’inchiesta “Mammasantissima” condotta dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, che da tre anni a questa parte indaga sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nella massoneria e i risvolti a livello locale (Reggio Calabria e regione), nazionale (parlamento italiano) ed europeo (parlamento europeo).

I fascicoli dell’inchiesta sono giunti fino alla scrivania di Rosi Bindi (commissione parlamentare antimafia) e da poco è cominciato il processo (4 udienze) che consiste di 70 rinvii a giudizio e tra gli imputati vede il senatore Antonio Caridi, di Forza Italia poi passato nelle Gal; l’ex deputato del Psdi Paolo Romeo, già condannato in passato per concorso esterno in associazione mafiosa; l’avvocato Giorgio De Stefano, cugino del capo storico della cosca Paolo, ucciso nel 1985 nella guerra di mafia, che stringeva alleanze ed elaborava strategie individuando le attività più lucrose; l’ex assessore e consigliere regionale Alberto SarraFrancesco Chirico, ritenuto dagli investigatori un elemento di spicco della cosca De Stefano, fino al 2004 dipendente del Comune di Reggio poi passato al servizio giuridico-economico della Regione Calabria. Sono loro, secondo l’accusa, i componenti della “cupola” delle cosche.

Durante la trasmissione, poi, viene intervistato, tra gli altri, Cosimo Virgiglio, pentito, membro attivo della massoneria regolare, prima reggina poi nazionale (Loggia dei Garibaldini……sì, avete letto bene), nonché attivissimo in quella che le istituzioni chiamano “deviata”, il quale afferma come proprio queste “devianze” facessero da tramite tra la Santa e le Obbedienze ufficiali, quando non si rendessero protagoniste in prima persona nel dare direttive e direzioni. Era/è uno “scambio mutuale”, che nel tempo (neanche tanto) ha visto esponenti della Santa entrare nelle fila della massoneria. Alcune domande: chi sta coprendo chi? Ovvero, le logge regolari sono davvero estranee a quelle deviate e al loro operato, oppure le une giustificano l’esistenza delle altre come braccio operativo? Un pò come avviene con gli operativi dei servizi segreti, con i quali le agenzie sostengono di non avere alcun legame nel momento in cui sono catturati dal nemico ed il legame viene provato; e ancora: come mai in Calabria ed in Sicilia, in proporzione alla loro popolazione, vi è il più alto numero di iscritti alle logge regolari rispetto alle altre regioni italiane? Forse che la storia risorgimentale, quella vera, ci può venire incontro nel determinare le cause di una tale singolarità?

Un indizio, neanche tanto celato, ce lo fornisce il dott. Nicola Gratteri (Procuratore Capo di Catanzaro dal 2016, attivissimo nella lotta alla Santa) e ospite in studio di “Presa Diretta”, quando afferma che il rapporto tra la massoneria e le organizzazioni criminali in Calabria [ma è lecito supporre anche in Sicilia e nel resto d’Italia ndr], si salda già nella seconda metà dell’800.

E mi fermo qui…. traete le vostre conclusioni andando anche a rivedere la trasmissione su RaiPlay (dovete prima registravi gratuitamente).

Quando mi alzo dalla poltrona, alla fine della trasmissione, capisco che non sto scrivendo panzane, che non sono l’ennesimo “meridionale” che accusa il nord per la condizione in cui versa la sua terra; ma capisco anche che il mio amico avvocato ha ragione, perché oltre a denunciare la verità storica e a farla conoscere, bisogna muoversi affinché le cose cambino, a partire dal basso, o dall’alto come nel caso di questi magistrati, “meridionali” anche loro; ognuno per le proprie competenze.

Sia, quindi, benvenuta anche la Bindi se ha scoperto l’acqua calda attraverso il lavoro delle istituzioni sane del paese, perché comunque e finalmente l’ha scoperta.

P.S.: al mio amico avvocato se è d’accordo, vorrei affidare una rubrica su questo blog, proprio per bilanciare questo mio slancio anti-piemontese-istituzionale….la chiamerei, con il suo placet, “L’avvocato….del Diavolo”.  🙂

d.A.P.

 

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