Sono convinto che a Torino avranno sparato fuochi d’artificio tutta la notte per festeggiare, come nella migliore tradizione napoletana, allontanandosi per un attimo infinitesimale da quella loro spocchia sabauda che li contraddistingue. Eh già, perché nessuno, neanche loro stessi, avrebbero scommesso un penny sulla sconfitta del Napoli ieri sera. Ma se ricordate io l’avevo detto…e non fraintendetemi. Era il 22 gennaio scorso quando scrivevo l’articolo “Il mani di Bernardeschi, costerà il campionato al Napoli”. Era la 20esima giornata ed in Cagliari – Juventus (0-1) l’arbitro non vede un mani in area di Bernardeschi grande quanto Porta Capuana, né interviene il VAR. E’ quello il turning point del campionato, poiché quell’episodio è stato il risultato di una pianificata e sistematica campagna mediatica da parte della dirigenza juventina contro il sistema di video assistenza in campo. Da quel momento le cose sono cambiate: alla Juventus non hanno più controllato i gol, al Napoli sì; alla Juventus non hanno più concesso un rigore contro decretato dal VAR (vedi, ultimo in ordine cronologico, Lucas Leiva ieri), al Napoli non hanno potuto concederlo perché il sistema di gioco di Sarri neanche li fa avvicinare all’area di rigore gli avversari (altrimenti l’avrebbero fatto). Marotta & co.,insomma, hanno letteralmente eliminato il senso del VAR con una campagna denigratoria mirata, screditando e mandando in tilt lo strumento tecnologico, affinché il sistema continuasse a fare i suoi porci comodi. Un “Gattopardo”, quello juventino che perde il pelo ma non il vizio: tutto cambia per rimanere uguale!
Tuttavia il Napoli ieri sera ha affrontato una Roma più determinata e spietata in una gara molto strana dove i numeri sono dalla nostra parte ma le reti segnate dalla loro o, se vi pare, la sfortuna dalla nostra e la dea bendata dalla loro, con un Allison in più! Il portiere giallorosso infatti ha parato tutto, Reina no. La sintesi è tutta qui. E lo stadio, il pubblico, il popolo napoletano tutto questo lo ha capito ed ha applaudito una squadra che di più non può fare; una squadra che sta dando tutto e che alla deficienza di campioni e di organico, nonché all’infermeria, sopperisce con l’unica arma che ha: il genio del suo allenatore ed una qualità di gioco che in Italia non ha eguali.
E da qui bisogna ripartire, da queste certezze. Nulla è perduto, qualcosa è compromesso. Ma finché il gattopardo bianconero avrà libertà di azione a 360 gradi occupandosi anche di ciò che non gli compete (vedi le dichiarazioni di Marotta sul paragone Napoli/Olanda e sul gioco del Napoli) le speranze sono poche. In fondo Marotta ha ragione: non è il bel gioco che ti consente di vincere e l’azienda per la quale lavora lo sa bene!
d.A.P.