È stata (e lo è ancora) un’estate calda per il governo giallo-verde, alle prese con le vicende della Diciotti, del crollo del Ponte Morandi a Genova e con i deliri europei. Non trascurerò, in seguito, di analizzare il drammatico evento che ha caratterizzato questo mese che volge al termine; tuttavia consentitemi di esprimere un giudizio sulla linea seguita dal governo, in particolare dal ministro dell’interno, in merito ai migranti della Diciotti.
La linea teorica, peraltro condivisa a parole dai cosiddetti volenterosi europei, sarebbe quella della condivisione dei flussi migratori, ma resta, appunto, solo teoria perché non è ratificata né sottoscritta da nessun paese dell’UE. In materia, infatti, vige solo Dublino che, nonostante le tre stesure, tratta il fenomeno migratorio da un punto di vista emergenziale e non strutturato; vale a dire accogliamo tutti nel paese di primo approdo e in seguito si vedrà. Il fatto è che i “tutti” vengono accolti nei nostri porti, perché siamo noi il primo approdo, e restano nei sovraffolati centri di accoglienza, nella migliore delle ipotesi in attesa che venga loro riconosciuta la richiesta di asilo da uno dei paesi europei.
Bruxelles è il covo della burocrazia, quella più bieca e subdola, dove si barattano per il proprio tornaconto, gli interessi e le vite stesse tanto dei “cittadini (?) europei” quanto quelle dei migranti.
Ed è proprio sul principio di condivisione che Salvini fa leva nella sua improbabile (nella metodologia) opera di sensibilizzazione delle coscienze europee; ma dimentica con chi ha a che fare. Bruxelles è il covo della burocrazia, quella più bieca e subdola, dove si barattano per il proprio tornaconto, gli interessi e le vite stesse tanto dei “cittadini (?) europei” quanto quelle dei migranti; dove i vertici tra i rappresentanti degli stati membri sono inutili passerelle di un inutile festival della non politica. E non potrebbe essere altrimenti visto che l’UE unione politica non è, ma mera accozzaglia di diverse economie, riunite sotto una moneta unica, che Berlino tenta invano di uniformare a propria immagine e somiglianza nella speranza di asservirle ai propri interessi.
La condivisione concepita nei palazzi, dunque, è esclusivamente monetaria a beneficio di pochi per il bene di pochi; motivo per il quale, il 24 agosto scorso, il vertice dei volenterosi si è concluso con un nulla di fatto: in ballo c’erano solo i destini di 177 vite umane su una nave nel porto di Catania e quello di una piccola nazione che conta poco e anzi pesa come una palla al piede all’interno dell’economia UE. Non un euro di ricavo a fronte di centinaia di migliaia di euro da spendere.
Salvini aveva già perso in partenza il suo braccio di ferro! I suoi proclami, le sue invettive, i suoi discorsi non fanno altro che rafforzare nelle coscienze dei signori al potere nei palazzi di Bruxelles, e in quelle delle opposizioni italiane, la sensazione che egli non abbia carte da giocare, che non ne abbia mai avute, e che alla fine l’intera vicenda si chiuderà in maniera simile allo specchietto per le allodole datoci in pasto chiamando in causa Albania, Irlanda e Chiesa Italiana.
W.A. Mozart diceva che “Parlare bene ed eloquentemente è una gran bella arte, ma è parimenti grande quella di conoscere il momento giusto in cui smettere”. E Salvini non lo ha riconosciuto lasciandosi sfuggire una grande occasione. Dopo il 24 agosto avrebbe dovuto semplicemente riconoscere, in un comunicato ufficiale, che l’Europa non si faceva carico della condivisione di cui va blaterando, che l’Italia avrebbe accolto quei migranti, che peraltro erano su una nave della marina militare, e che avrebbe adottato misure autonome per far fronte al fenomeno.
A quel punto, in silenzio e di concerto con i ministri Toninelli e Trenta, applicare un blocco navale nelle nostre acque territoriali atto a limitare e regolarizzare definitivamente i flussi migratori all’interno del territorio nazionale, preparando un documento di gestione condivisa e strutturata dei flussi migratori che avrebbe dovuto sostituire Dublino III. Al minimo rimbrotto da parte di Bruxelles, avrebbe loro messo sul tavolo il nuovo accordo dichiarando che il blocco sarebbe stato eliminato all’atto della sottoscrizione da parte dei paesi volenterosi del documento italiano. E siccome Dublino non prevede sanzioni economiche per chi non lo rispetta, lascio a voi le conclusioni sul possibile esito finale.
L’ipotesi da paventare al sig. Oettinger, sarebbe quella di versare all’Europa i suoi tre miliardi di tangente e di mantenere gli altri diciassette intervenendo in modo chirurgico sulle reali necessità del paese.
Intendiamoci non voglio fare il ministro dell’interno, ma Salvini dovrebbe ammettere, questa volta, di aver seguito i suoi istinti bossiani più del suo cervello. Grave inesperienza.
Inoltre, il governo pare non essersi accorto dell’assist servitogli dallo stesso Oettinger che ha replicato a Di Maio riferendo che a somme fatte l’Italia versa all’UE “solo” tre miliardi di euro e non venti come sostenuto dal ministro del lavoro e dello sviluppo economico. Oettinger sostiene che la differenza viene rigirata all’Italia per finanziare i programmi di coesione territoriale (riferendosi al Sud Italia), di ricerca e per le infrastrutture. Tre questioni che, nonostante la generosità di Bruxelles, non hanno riscontri di miglioramento, soprattutto da noi al Sud. Forse perché dal momento in cui partono da Bruxelles, lungo la strada, i soldi si perdono nelle tasche di qualche burocrate corrotto. L’ipotesi da paventare al sig. Oettinger, allora, sarebbe quella di versare all’Europa i suoi tre miliardi di tangente e di mantenere nelle casse dello stato e soprattutto nelle tasche degli italiani (come si diceva tempo fa) gli altri diciassette, o giù lì, sburocratizzandoli dalle procedure di richiesta dei finanziamenti ed intervenendo in modo chirurgico sulle reali necessità del paese.
Il 60% delle scuole campane sono a rischio chiusura e in alcuni comuni si praticheranno i tripli turni, mentre in Italia 15 mila edifici scolastici costruiti in zone sismiche dall’Emilia alla Sicilia non rispettano le norme antisismiche.
Altro che finanziamenti in deficit…sarebbero una risorsa concreta. Ma Di Maio tace e con lui tutto il governo.
E mi tocca leggere stamattina su “IL MATTINO” che il 60% delle scuole campane sono a rischio chiusura e che in alcuni comuni si praticheranno i tripli turni, mentre in Italia 15 mila edifici scolastici costruiti in zone sismiche dall’Emilia alla Sicilia non rispettano le norme antisismiche. Quale futuro, dunque, per i nostri figli ci sta assicurando la matrigna Europa? E di conseguenza quale futuro per il Sud e per l’Italia tutta?
Un proverbio giapponese è anche il suggerimento che mi permetto di dare ai due vice premier: “L’uomo in silenzio è più bello da ascoltare” perché significa che sta lavorando per il bene comune, aggiungo io.
d.A.P.