Il giorno di San Gennaro su Rai 3 va in onda Agorà che tra i suoi ospiti annovera tal Gian Luca Brambilla, non meglio precisato imprenditore brianzolo che si occupa di Business Intelligence applicata ai processi di acquisto con un back office in India (dal sito di Brambilla)  e di tante altre cose che fanno fare soldi senza produrre nulla, che, per inciso, è il male dell’economia moderna globale.

Il sig. Brambilla, chiamato in causa dalla conduttrice Serena Bortone ad esprimere un giudizio sull’operato del presidente EAV Umberto de Gregorio in merito alla lotta all’evasione del ticket sui mezzi pubblici di Napoli, dimostra con le sue parole l’immensa miseria culturale che affligge le zone nordiche del nostro paese (e più a nord si va e più stanno inguaiati) e quanto siano antropologicamente, per usare le sue stesse parole, imbecilli da quelle parti. Secondo il nostro mega imprenditore, infatti, “antropologicamente il napoletano vuole usare i mezzi pubblici gratis e deve avere servizi fatiscenti” e continuando aggiunge “ma riconosciamo le differenze in questo paese: a Napoli il biglietto non va fatto pagare. A Milano paghiamo 2 euro e avremo un certo tipo di metropolitana ultramoderna. A Napoli dovrete accontentarvi di mezzi pubblici spartani, fatiscenti. Fateli funzionare come potete perché antropologicamente il napoletano vuole usare i mezzi pubblici gratis. Allora non fateli pagare, almeno usano i mezzi pubblici e non muoiono andando sul motorino senza casco”(da “Il Mattino” del 20/09/2018 p. 31).E così vanno a farsi benedire tutte le iniziative ed il lavoro di de Gregorio che negli anni ha ottenuto discreti successi nella lotta all’evasione recuperando in media il 10% annuo dal 2014 ad oggi; e va anche a farsi benedire la mini lotteria ideata dal presidente EAV per incentivare l’acquisto dei biglietti. È tutto inutile perché noi siamo antropologicamente siffatti.

Questi siamo noi: ci contraddistingue una nobiltà d’animo, una cultura ed una mentalità aperta alla conoscenza e un’umanità ineguagliabile. Siamo pronti a far valere le nostre ragioni, ma altrettanto pronti ad accogliere chi ci offende se poi è disposto a riconoscere il suo errore.

Ditemi voi se questa non è miseria, prima che culturale, umana.
Il presidente de Gregorio non ci sta e annuncia un esposto alla procura della repubblica per diffamazione aggravata dall’odio razziale “a difesa della dignità dei cittadini napoletani oltre che dell’EAV”(da “Il Mattino” del 20/09/2018 p. 31).
A questo punto il Brambillone, che farebbe bene a pensare (se è nelle sue facoltà intellettive, s’intende), prima di aprir bocca e dar fiato ai polmoni, fa un po’ di giallo, per usare una colorita espressione napoletana, e telefonicamente sente de Gregorio. Non è dato conoscere i contenuti della telefonata; fatto sta che de Gregorio lo invita a Napoli per dimostrargli che la città è “una capitale civile, ma anche una città del dialogo e della tolleranza. Spero che si ricreda e cambi le sue opinioni che restano razziste”(da “Il Mattino” del 21/09/2018 p.27) .
Sabato 22 settembre Brambilla è a Napoli accolto a Piazza del Plebiscito da de Gregorio. Tour in alcune stazioni EAV ristrutturate e poi incontro pubblico finale al Borgo Marinari con pizza e scuse ufficiali.
Questi siamo noi: ci contraddistingue una nobiltà d’animo, una cultura ed una mentalità aperta alla conoscenza e un’umanità ineguagliabile. Siamo pronti a far valere le nostre ragioni, ma altrettanto pronti ad accogliere chi ci offende se poi è disposto a riconoscere il suo errore. Lo aiutiamo a crescere, a fargli superare i luoghi comuni; lo accogliamo per mostrargli le bellezze della nostra terra, la generosità del nostro popolo e la nostra apertura verso il mondo; perché su una cosa Brambilla ha ragione: se a Napoli evadiamo il ticket dei mezzi pubblici, in Brianza sono avidi ed evadono le tasse.

Però, appunto, Stefania è napoletana. E così qualcuno ha cominciato a farle telefonate intimidatorie “invitandola gentilmente” ad abbandonare Monza e quindi la sua attività. “Questo matrimonio non s’ha da fare”… e all’improvviso molti siti e luoghi significativi inseriti nei suoi percorsi d’arte, le hanno chiuso le porte in faccia perché persona non più gradita, da un giorno all’altro.

Già, la Brianza; questa regione geografica che non corrisponde ad alcun ente territoriale propriamente detto. I comuni che ne fanno parte appartengono alle province di Monza, di Lecco, di Como e una piccola parte della provincia di Milano. Zone famose anche perché lì il Manzoni vi ambientò il suo best seller (si direbbe oggi). E proprio “I promessi sposi” mi sono tronati in mente quando, sempre su “Il Mattino” del 21 settembre, ho letto una notizia riguardante una ragazza napoletana in Brianza, costretta dalle minacce dei “bravi ragazzi” brianzoli ad interrompere la sua attività di guida turistica. L’articolo, a firma di Paolo Barbuto, spiega come Stefania Castiglione si sia trasferita tre anni orsono, con marito e due figlie, da quelle parti, cominciando a studiarne l’arte e le bellezze locali; ha studiato percorsi e visite alternative riportando agli occhi di molti locali, luoghi e siti dimenticati. Gli stessi monzesi sui social si dichiaravano emozionati dal lavoro e dalla passione di quella ragazza napoletana.

Però, appunto, Stefania è napoletana. E così qualcuno ha cominciato a farle telefonate intimidatorie “invitandola gentilmente” ad abbandonare Monza e quindi la sua attività. “Questo matrimonio non s’ha da fare”… e all’improvviso molti siti e luoghi significativi inseriti nei suoi percorsi d’arte, le hanno chiuso le porte in faccia perché persona non più gradita, da un giorno all’altro. Stefania non ha sporto denuncia, ma, intervistata da Barbuto, dice di aver scoperto sulla sua pelle come gli atteggiamenti camorristici possano annidarsi ovunque, anche in Brianza.

La camorra, cara Stefania, non è napoletana, ma italiana tanto quanto la mafia o la ndrangheta. C’è poi chi molto tempo fa l’ha sdoganata a Sud per liberarsene dal nord, evidentemente fallendo nel suo intento.

E soprattutto lì, aggiungo io, dato che il Manzoni certe cose non se le poteva inventare. Chi scrive, solitamente, lo fa perché ha qualcosa da raccontare partendo dalla propria esperienza di vita e non si può affatto escludere che i Bravi che minacciarono don Abbondio, Manzoni non li abbia incontrati davvero sulla sua strada. La camorra, cara Stefania, non è napoletana, ma italiana tanto quanto la mafia o la ndrangheta.  C’è poi chi molto tempo fa l’ha sdoganata a Sud per liberarsene dal nord, evidentemente fallendo nel suo intento. Resta il fatto che anche questa vicenda, come quella di Brambilla, denota la miseria culturale nella quale versano quelle persone, attaccate al loro orticello sul quale non vogliono veder camminare nessuno anche se dovesse significare perdere una grande occasione per arricchire il loro bagaglio di conoscenza. Dall’altra parte, invece, c’è la nobiltà di chi vuole lavorare, conoscere ed amare le cose belle, a 360 gradi condividendole con chi non le conosce o non le ha mai apprezzate appieno, formando, con la sua passione per ciò che fa, nuove coscienze ed aprendo alle persone nuovi orizzonti.

Tra le montagne l’orizzonte non si vede e lo sguardo dell’uomo resta piegato su sé stesso. Dal golfo, qui da noi, l’orizzonte lo abbiamo visto in passato e continuiamo a vederlo tendendo ad esso con la mente e con il cuore.

Cara Stefania, non crucciarti più di tanto e torna pure a Napoli. Tra le montagne l’orizzonte non si vede e lo sguardo dell’uomo resta piegato su sé stesso. Dal golfo, qui da noi, l’orizzonte lo abbiamo visto in passato e continuiamo a vederlo tendendo ad esso con la mente e con il cuore. Questo ha reso nobili i nostri regnanti anche nella sconfitta di una guerra mai dichiarata; ha reso nobile il popolo che fin qui ci ha preceduto e che ha accettato la sua condizione, lavorando per migliorarla nonostante il continuo latrocinio dell’oppressore; questo ci rende nobili oggi nell’accettare l’ignoranza di chi parla senza avere consapevolezza di ciò che dice.

Il vero razzismo è questo; questa è la vera discriminazione. Cara Stefania, non ti hanno mai davvero meritata. “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”
d.A.P.

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